Domino Sas

Il Territorio

O che tra faggi e abeti erma su i campi

Smeraldini la fredda orma si stampi

Al sole del mattin puro e leggero,

O che foscheggi immobile nel giorno

Morente su le sparse ville intorno

A la chiesa che prega o al cimitero

 

Che tace, o noci de la Carnia, addio!

Erra tra i vostri rami il pensier mio

Sognando l’ombre d’un tempo che fu.

Non paure di morti ed in congreghe

Diavoli goffi con bizzarre streghe,

Ma del comun la rustica virtú

 

Accampata a l’opaca ampia frescura

Veggo ne la stagion de la pastura

Dopo la messa il giorno de la festa.

Il consol dice, e poste ha pria le mani

Sopra i santi segnacoli cristiani:

“Ecco, io parto fra voi quella foresta

 

D’abeti e pini ove al confin nereggia.

E voi trarrete la mugghiante greggia

la belante a quelle cime là.

E voi, se l’unno o se lo slavo invade,

Eccovi, o figli, l’aste, ecco le spade,

Morrete per la nostra libertà”.

 

Un fremito d’orgoglio empieva i petti,

Ergea le bionde teste; e de gli eletti

In su le fronti il sol grande feriva.

Ma le donne piangenti sotto i veli

Invocavan la Madre alma de’ cieli.

Con la man tesa il console seguiva:

 

“Questo, al nome di Cristo e di Maria,

Ordino e voglio che nel popol sia”.

A man levata il popol dicea, “Sí”.

E le rosse giovenche di su ‘l prato

Vedean passare il piccolo senato,

Brillando su gli abeti il mezzodí

 

Tratto dalle Lettere di Carducci dalla Carnia, Quaderno n. 3